Ieri sera sono uscito con una.
Dopo cena, ci siamo fermati per una lunga chiacchierata in auto, di notte, i vetri appannati cogl’aliti caldi delle nostre parole.
C’era tanta sintonia tra noi, così mi sono avvicinato, l’ho baciata. Lei non si è ritratta, mi ha accolto, immobile, lieta.
Senza dire nulla, siamo andati dietro.
Carezzavo le cosce tornite scoperte dal vestito.
Sino a che, prendendo di nuovo coraggio, le ho messo una mano là in mezzo. Sentii un rumore insolito, come di chi accartoccia un foglio per buttarlo via.
La guardai senza dire nulla, lei mi sorrise come per dire «continua».
In quei momenti, tra uomini e donne usano gli sguardi, non le parole.
Continuai a fissarla, così lei rise, mi prese la mano e me la rimise là.
Sentii una resistenza, una durezza inconsueta, per un sol attimo inorridii e pensai «non é che é un..?». Sbiancai. Lei, anche alla luce della luna, lo vide e scoppiò a ridere. Lentamente, con la sua mano, prese la mia e me la riportò, ancora una volta, là.
Quindi sollevò le mutande e me la infilò sotto.
Qualcosa di rigido, freddo, inanimato fu contro le mie dita. La fissai con occhi pieni di scandalo, interrogativi, lei sorrise di nuovo divertita.
Strinsi la presa, ritrassi la mano, la portai alla luce e vidi che tra le mie dita c’era una busta.
Era una bolletta del gas.
Lei si volse al vetro, vergò col dito una scritta:
«NON
APRITE
QUELLA
PATTA 💗»
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